Mini corso di storia e arti marziali per dilettanti allo sbaraglio

“Stringiamoci a coorte” recita la canzone che si sente prima delle partite di calcio richiamando il comportamento che dovrebbe tenere l’esercito nelle situazioni di difficoltà.

La formazione

I soldati devono stringersi a “coorte” e non “a corte”, perché le squadre di calcio non hanno un re con una corte e quindi non ha senso accalcarsi sotto al trono di un re che non c’è insieme al giullare e ai vassalli. Avesse detto “stringiamoci alle cortigiane”, beh, sarebbe stata tutta un’altra cosa.

Quindi lo schieramento di base di un buon esercito, composto da buoni soldati, è quello della coorte, ovvero un blocco unico formato da due o più file di soldati uniti che “spingono” nella stessa direzione.

Il singolo soldato, poi, è dotato del suo armamento che deve saper usare al meglio per proteggere i compagni di coorte e se stesso.

Roba così, insomma.

 

È dai tempi dei romani che si usano queste formazioni perché sono i metodi più efficaci trovati finora per mandare dei soldati a massacrare altri soldati. Poi, ovviamente, sarebbe sufficiente tirare un missile, ma tutto questo toglierebbe poesia all’arte della guerra e non ci permetterebbe di realizzare bei film con la fanteria sotto tiro dei vietcong o dei vietcong sotto tiro del napalm.

In Italia abbiamo gli eredi di queste formazioni militari, abbiamo i discendenti di quei soldati che andavano a invadere la Gallia e che seminavano il panico  dalla Mauretania alla Dacia. Quindi certe tradizioni sono rimaste e vengono tutt’ora utilizzate in situazioni di pericolo, guerra o semplicemente per affrontare scalmanati e mantenere l’ordine pubblico.

L’armamento

Altro punto fondamentale è l’armamento dei soldati. Non è cambiato molto nel tempo, sempre di armi per fare male a qualcun altro si tratta, ma nel caso delle nostre forze dell’ordine, anziché un gladio si è optato per una “tonfa”, il manganello. La tonfa è un’arma tradizionale delle arti marziali orientali ed è comoda, relativamente semplice da usare e molto efficace sia in difesa che in attacco.

Riepilogo degli utilizzi corretti di formazione e armi

Utilizzo corretto della formazione a coorte dell’esercito romano nelle varie situazioni. Tutti vicini, uniti, chi sta dietro sostiene chi sta davanti, tutti puntano nella stessa direzione.

Utilizzo corretto della tonfa. Copre il braccio e ripara dai colpi, in questo modo la bastonata dell’avversario scorre lungo la tonfa e lascia esposto l’avversario.

Considerazioni storiche e marziali

La Polizia italiana è deputata al mantenimento dell’ordine pubblico. Dovrebbero garantire il diritto alla manifestazione e al contempo garantire la sicurezza di chi ha parcheggiato l’auto in strada o di chi ha un negozio lungo il percorso della manifestazione. O semplicemente garantire l’incolumità di chiunque passi di lì per caso.

Per fare ciò gli agenti dovrebbero essere sottoposti ad addestramenti volti ad utilizzare al meglio sia le conoscenze in fatto di formazione di un esercito che di uso delle armi a loro disposizione. Sono professionisti, hanno da fare solo quello, hanno scelto liberamente di far parte della squadra mobile e sapevano fin dall’inizio che non sarebbero andati a sorvegliare i giardinetti dell’asilo durante la ricreazione.

Questa è la formazione a coorte adottata dalla Polizia italiana contro i manifestanti .

Casco alla cintola perché tanto non serve riparare la testa, compagni sovrappeso in chiacchierata con i manifestanti. Carica contro tre tizi con le mani alzate mentre dietro ce ne sono altri dieci che stanno a guardare. Di preciso, questi poliziotti, cosa stavano difendendo? In che direzione attaccavano? Perché in un campo di battaglia, quando ci si trova circondati equivale a essere morti.
E quando si ha il casco e non lo si usa, equivale a essere dei pirla.

Circondati, sparpagliati. Inutili, insomma. Ma cosa stavano facendo? Stavano forse difendendo un tombino? Perché con questa formazione di certo non difendono la strada, di certo non impediscono l’avanzata della folla e soprattutto stanno lì a prendersi di tutto. Per fortuna che ci sono i manifestanti dietro a difenderli da quelli davanti.

E questo è l’uso che la Polizia italiana fa della tonfa

Manina in avanti e ginocchietto da ballerina alzato come quando si è indifesi contro il fratello grande, con la differenza che l’indifeso ha una tonfa, un casco, è in posizione rialzata, dovrebbe avere una coorte al suo fianco e chi lo attacca a ogni affondo si espone con tutta la faccia.
Invece il nostro tutore dell’ordine espone la mano che tiene l’arma (così basta un colpetto per perderla) e i suoi compagni se ne fregano di lui lasciandolo in balìa del nemico.
Ma almeno la posa è simpatica.

Ovviamente la geniale formazione difensiva ha lasciato all’esterno i due poliziotti senza guanti, schinieri e uno pure in maniche corte. Genio tattico da far impallidire Scipione l’Africano.

Il sindacato di polizia parla di “professionisti della violenza” riferendosi ai manifestanti. Bene, avreste dovuto mandare anche voi dei professionisti anziché delle ballerine.
Con tutto il rispetto per le ballerine.

Questi agenti non sono riusciti a difendere una porta larga un metro e venti quando una volta 300 tipi hanno difeso le Termopili, più larghe di una porta di un sindacato, contro l’esercito persiano, e nemmeno questi erano professionisti, erano contadini e pastori.
Ma forse ogni tanto li addestravano a combattere.

Di fronte a questa prestazione, non resta altro che passare al giudizio del pubblico.

 

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