L’assassino il prete il portiere – Jonas Jonasson – la recensione

Dopo le grandi soddisfazioni che Jonass Jonasson mi ha dato con “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, provo un altro libro, anche se non sembra essere ben recensito da chi scrive recensioni su Amazon. Quindi, bo, potrebbero essere degli esperti oppure degli incompetenti. In genere non fido delle recensioni. Quindi, non mi fido nemmeno di questo articolo, o almeno non mi fiderei se lo trovassi, così, per caso.

Ecco, per capire la mia affidabilità, basti pensare che “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” l’ho letto ma non ancora recensito. Perché sono pigro e un po’ mi sono già scordato cosa c’era scritto dentro. Mentre di “L’assassino il prete il portiere” ricordo ancora tutto.

“L’assassino, il prete e il portiere” è un romanzo che mescola umorismo e avventura, tipico stile di Jonas Jonasson. La storia si snoda attorno a tre personaggi principali: un assassino, un prete e un portiere, le cui vite si intrecciano in modi inaspettati.

Il protagonista è un omicida di professione chiamato Allan. Dopo una serie di eventi sfortunati, si ritrova in una situazione ingarbugliata. Per sfuggire a un destino non proprio glorioso, decide di abbandonare la sua vita da killer e cercare di rifarsi. Mentre cerca di scappare dal suo passato, finisce per incrociare le strade con quelle di un prete, un finto prete, una donna prete, figura tanto improbabile quanto affascinante.

Il prete, a dire il vero, non è esattamente il classico uomo di fede. Non è un uomo e forse nemmeno troppa fede. Ha dei sogni grandiosi e qualche idea bizzarra su come raggiungerli, ma si ritrova spesso in situazioni comiche e imbarazzanti. L’interazione tra Allan e il prete si rivela davvero divertente: Allan è pragmatico e diretto, mentre il prete è più idealista e filosofico. Questa differenza di approccio li porta a una serie di malintesi e gag esilaranti.

I due personaggi principali vengono poi affiancati da un portiere. Quest’ultimo aggiunge un ulteriore tocco di follia alla storia. È un tipo semplice, ma ha un grande cuore e una curiosità insaziabile. La sua presenza rende molte delle situazioni già esilaranti ancora più assurde. Insieme, i tre formano un trio improbabile, ma complementare. Il portiere è un portiere di una specie di motel in rovina. Uno sfigato che passava lì per caso.

La trama si sviluppa attraverso una serie di eventi rocamboleschi. Le situazioni che affrontano i protagonisti toccano temi come la redenzione, l’amicizia e, ovviamente, l’assurdità della vita. Nonostante i temi profondi, Jonasson riesce a mantenere un tono leggero e divertente, facendo ridere il lettore mentre questi viene trascinato in un casino.

Uno degli aspetti che colpisce di più è come il romanzo riesca a trattare argomenti complessi con una leggerezza disarmante. Allan deve confrontarsi con il suo passato violento, cercando di trovare un nuovo significato nella vita, mentre il prete deve fare i conti con la propria fede e le sue ambizioni. Il portiere, da parte sua, funge da catalizzatore, portando i due a riflettere su cose che mai avrebbero considerato prima.

Ma non è tutto rose e fiori. Man mano che la trama si sviluppa, nuovi conflitti emergono e i tre protagonisti si trovano ad affrontare nemici inattesi. Ci sono momenti di tensione e suspense che bilanciano la commedia, rendendo la lettura coinvolgente. Alan e gli altri devono mostrare astuzia e ingegno per risolvere i problemi con cui si trovano a che fare, dando vita a colpi di scena che lasciano il lettore con il fiato sospeso.

Le dinamiche tra i personaggi sono fenomenali e si evolvono nel corso della narrazione. La crescita personale di Allan, la crisi di fede del prete e la scoperta di sé da parte del portiere formano un mix perfetto di umorismo e introspezione. Anche quando le cose si fanno difficili, il modo in cui questi tre personaggi affrontano le sfide rende tutto molto più interessante.

In definitiva, “L’assassino, il prete e il portiere” non è solo un romanzo di avventura; è anche una riflessione su cosa significhi realmente vivere. Nonostante le avventure spericolate e le situazioni comiche, rimane il messaggio profondo che ognuno di noi può cambiare, indipendentemente dal proprio passato.

Anche questo libro di Jonasson è incredibilmente progettato alla perfezione. Non intendo da un punto di vista di sceneggiatura, dove in realtà ogni schema viene buttato nella spazzatura, e nemmeno da un punto di vista dello stile, assurdo, pieno di descrizioni, pensieri, autori che si intromettono. Insomma, sarebbe un libro da buttare al macero se ogni cosa non fosse perfettamente utile e tornasse periodicamente. Con Jonasson vale la frase “se nel primo atto compare una pistola, quella pistola nel terzo atto deve sparare, altrimenti è inutile metterla nel primo atto.”

Magari la frase non era proprio questa, ma il significato era esattamente questo.

In sintesi, se stai cercando un libro che ti faccia ridere, ma che al tempo stesso ti spinga a riflettere sulla vita e sulle scelte che facciamo, “L’assassino, il prete e il portiere” è sicuramente da mettere in cima alla tua lista. Ma soprattutto se ci vuoi ridere su, per riflettere ci sarà tempo.

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