Sicurezza sul lavoro

Siccome il mondo è pieno di incompetenti che non hanno nessuna capacità e nemmeno la voglia di acquisirne una, è logico che si debba cercare di trovare un impiego a una gran massa di inetti.

Per questo ci siamo inventati gli uffici postali, continuiamo a mantenere i caselli autostradali e ci sono ancora i vigili con il laser che si mettono lì a fare le multe.

E poi c’è chi si occupa della sicurezza sul lavoro. Certo, argomento importante, utile, tutto molto bello. Ma ovviamente argomento trattato nel modo più stupido possibile, facendo in modo che le imprese spendano una fortuna per niente, i lavoratori capiscano ancora meno e tutto resti come prima, ma con un bel gruzzolo di soldi che ha girato ed è quindi stato assorbito da tassazioni varie.

Mi spediscono a un corso per la sicurezza sul lavoro. A me. Io che faccio lo stesso lavoro da 15 anni devo andare ogni anno a sentirmi dire come ci si comporta per non farsi male sul lavoro.

Da 15 anni mi sento dire ogni anno che non devo passare sotto ai ponteggi (lo sapeva pure mia nonna, solo che lei era superstiziosa e basta). Mi sento dire che non devo andare in ciabatte al lavoro a meno che io non sia un bagnino, mi dicono che se uso una scala la devo appoggiare dove non scivola. Davvero, c’è scritto sul manuale, nelle slide e te lo ripete un tizio inutile che sta lì a leggere un manuale per un’ora e mezza.

C’è gente che su queste minchiate ci ha fondato un business, c’è gente che fa corsi per fare corsi. Solo un passo indietro ai fuffa guru che fanno corsi su come si fanno corsi per vendere corsi a chi vuole imparare come si fa un corso. Gli stessi tizi che raccontano di come si vive da ricchi a Dubai, la patria del finto ricco sfigato.

Bisogna andare a un corso per farsi dire che non si deve stare davanti al computer per troppo tempo senza pause. Lo sapeva pure mia nonna quando mi diceva di andare fuori a giocare anziché stare alla televisione. E mia nonna non ha mai fatto corsi sulla sicurezza. E non hai mai usato un computer. E nemmeno sapeva cosa fosse un computer, per lei era solo un demonio di plastica.

La mia azienda mi paga per ascoltare un tizio pagato per dirmi quello che potevo leggermi in mezza pagina. Bastava mezza pagina con scritto “ehi tu, non fare cazzate” a grandi lettere, talmente grandi da occupare, appunto, mezza pagina. Ecco, bastava anche solo una riga per riassumere tutte le procedure sulla sicurezza.

Perché poi si tratta sempre e solo di quello: “non fare cazzate”.

Inutile spiegare certe cose se uno non è in grado di capirle. Lavoravo in un’azienda in cui proprio il titolare si è lanciato da 2 metri di altezza e si è frantumato i legamenti del ginocchio. Poi suo nipote, povero idiota, si è visto una trave di legno aprirgli la fronte perché, da coglione qual è, si è messo sotto la trave mentre questa era in movimento.

E allora a cosa serve il corso della sicurezza se la materia prima con cui lavori è di scarso valore?

Niente, non serve a niente, solo a dare lavoro a gente che altrimenti sarebbe a disegnare con i pastelli agli angoli delle strade e che ora si definisce “perito della sicurezza”, oppure RSPP che fa più figo.

Ci vorrebbero dei corsi pre-lavoro. Dei corsi da fare durante la scuola elementare e che insegnino a non essere dei coglioni. Giusto il minimo indispensabile per non fare danni. Che poi forse lo fanno già e si chiama “camminate in fila indiana e tenetevi per mano che altrimenti cadete per terra”.

Certo l’incidente capita e capiterà sempre perché l’errore ci può sempre stare. Ci sono piloti di Formula Uno che continuano a schiantarsi contro i muri nonostante il loro RSPP gli abbia detto che “schiantarsi contro i muri è pericoloso”.

Ma visto che fare questi corsi serve solo a far girare soldi e a lavarsi la coscienza quando ci scappa il morto perché “io glielo avevo detto di non schiantarsi contro un muro”, non basterebbe darci a tutti un manuale di mezza pagina con scritto “non fate cazzate”?

Si risparmierebbe un sacco e avremmo sicuramente dei marciapiedi più colorati.

1 commento su “Sicurezza sul lavoro”

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