Kill Gaia – La verticale

All’asilo c’era una odiosa bambina di nome Gaia che colgo l’occasione di salutare beffardamente per quanto sto per dirle.

Lei era un fuscello di 15kg bagnata che si piegava in quattro, saltava, faceva capriole e la potevi far stare dentro lo zaino. Contorsionista, ballerina e capace di snodarsi come un JI Joe.
Ricordo che un giorno durante la ricreazione ha iniziato a prendermi in giro perché lei sapeva fare la verticale e io no. Lei sapeva pure fare la ruota, la spaccata e tirarsi da sola un calcio dietro alla nuca e io faticavo a raggiungere le punte dei piedi (adesso arrivo a malapena al ginocchio se stendo un braccio solo).

La ricordo partire di corsa, piantarsi con i due piedi, fare un salto e finire a camminare sulle mani per qualche metro. Poi si è fermata e a testa in giù ha iniziato a deridermi “Io so fare la verticale, tu no!”
“Un giorno saprò farla anch’io” ho pensato.

Ho provato a casa, sul letto, contro il muro e il risultato è stato che probabilmente sarebbe stato più facile ribaltare il mondo anziché farmi stare a testa in giù per più di mezzo secondo. Ci ho provato pure all’asilo e quella Gaia stava lì a deridermi quando picchiavo di schiena per terra.

Ed è in quel momento che ho iniziato il mio piano per arrivare a fare una verticale degna di questo nome e per sconfiggere il mio nemico.

Adesso sono passati quasi 35 anni da quel giorno e, cara Gaia, finalmente sono pronto per la mia rivincita. Mi sono allenato e ho studiato con un solo obbiettivo.

Sei sempre stata nei miei pensieri, e ora sono pronto per affrontarti. L’allenamento è stato duro ma il mio obbiettivo era chiaro.

Gaia, sto arrivando.

Ci sono voluti anni per arrivare a questo momento e finalmente sono stato ricevuto dall’uomo che per comodità chiamerò Hattori Hanzo. Lui non è un giapponese armaiolo in pensione, è molto di più, lui è un cinquantenne italiano commesso del Carrefour della mia città, lui è un signore che rifornisce gli scaffali del vino all’interno del supermercato.

Questa è la sua bottega.

Da questo scaffale Hattori Hanzo ha tirato fuori tre bottiglie di Barolo. Una 2014 una 2015 e una 2016. Stessa cantina, stessa uva, stessa tipologia.

Un degustazione verticale in piena regola.

E ora, Gaia, io vengo a prenderti.

Questa è una degustazione verticale di Barolo, mica di vinello sfuso del contadino. Questa è una vera verticale, non come il tuo leggiadro sfarfallio nel giardino dell’asilo. Con una verticale come questa nessuno può sfarfallare in aria, con una verticale come questa ci si sdraia a terra e non ci si rialza più.

Ecco la mia mossa dei 7 passi e ora Gaia, che ormai sarai una quasi quarantenne sovrappeso, voglio vedere che verticale ti inventi contro questa mia mossa segreta.

Ti aspetto.

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