Good Omens – recensione onesta

In attesa di un treno in un ritardo per coerenza con l’azienda che rappresenta, compro una copia di Good Omens, di Terry Pratchett, autore che conoscevo solo per sentito dire e per accostamenti con Douglas Adams (quello della Guida galattica per autostoppisti).

Il treno arriva in tutta la sua “trenitalianità” e me ne torno a casa con il mio nuovo libro.
Dovrebbero inserire la parola “trenitalianità” nel vocabolario per indicare la capacità di fare schifo e fregarsene nello stesso tempo.
Domani scrivo al signor Treccani.

Il mondo finirà sabato. Sabato prossimo. Subito prima di cena, secondo «Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, strega», l’unico libro di profezie assolutamente accurato al mondo, scritto nel 1655. Le armate del Bene e del Male si stanno ammassando e tutto sembra andare secondo il Piano Divino. Non fosse che un angelo un tantino pignolo e un demone che apprezza la bella vita non sono proprio entusiasti davanti alla prospettiva dell’Apocalisse… Ah, e pare anche che qualcuno si sia perso l’Anticristo.

Da subito l’accostamento con Douglas Adams pare azzeccato. Stesso umorismo inglese, stesse situazioni paradossali. Solo molta molta confusione in più.

Non ci sono protagonisti, non c’è l’eroe. C’è una storia assurda ma non troppo, roba tipo Men in Black, una di quelle storie di cui noi umani non ci possiamo rendere conto e che accadono alle nostre spalle.
La vicenda scorre senza particolare interesse per il lettore che resta, come tutti i personaggi, spettatore nel vedere cosa succederà. Nessuno dei personaggi ha niente da cambiare, ha problemi di alcun tipo o deve fare chissà quale sforzo. Tutto va avanti un po’ da sé, un po’ per caso e “staremo a vedere”.

Un romanzo senza personaggi degni di nota, non è che sia poi questo granché.

Le mancanze vengono coperte dalle battute e dalle vicende sempre più grottesche che accadono. Ci si ritrova a leggere non tanto per sapere come andrà a finire, quanto per scoprire quale assurdità verrà fuori nella prossima pagina.
Un po’ come quelli che seguono Trump sui social.

Sarebbe carino e divertente, una lettura piacevole, se solo non durasse 380 pagine in cui ogni 2 si cambia punto di vista.

Lettura da dopo pranzo, seduti sulla tazza senza pensieri, 5 o 6 pagine al giorno, non di più e allora sì che è divertente.

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