Quando ti mancano i tuoi figli

Lockdown, tutto chiuso, quarantene, serrande abbassate e clima da bunker in attesa del bombardamento.
Non ci siamo potuti incontrare per un sacco di tempo, non si poteva nemmeno andare a correre, noi che non andiamo mai a correre ma che abbiamo avvertito l’irresistibile impulso di fare attività fisica il giorno dopo in cui ci è stata proibita.

A niente sono servite le cyclette abbandonate in cantina sotto due centimetri di polvere.

E poi i figli.
Mia figlia è rimasta a casa dalla madre perché io andavo comunque a lavorare e c’era il pericolo – forse, non lo so, bo chi lo sa – di un probabile, possibile – bo chi lo sa – contagio.

Ogni giorno, ogni fine settimana senza mia figlia.
Ho ripreso a suonare la batteria, ho scritto un romanzo, mi sono messo a vendere un sacco di roba su ebay, letto tre libri (uno è questo) e visto non so quanti film (pochi decenti, a dire la verità).

Quel pacioccoso essere di 8 anni con la delicatezza di un cinghiale non poteva più saltarmi sulla schiena mentre ero a letto. Non poteva nemmeno chiamarmi perché forse c’era un ragno sotto al lavandino o perché non si apriva la bottiglia dell’acqua.

E mentre leggevo articoli su internet trovavo sempre più genitori che lamentavano la mancanza dei figli per colpa di questa chiusura forzata.

Poi è finito tutto, si esce, si torna in giro e i pargoli tornano.

Ed è proprio cinque minuti fa che mi è balzato alla mente un pensiero.
Proprio cinque minuti fa, esattamente quando mia figlia mi ha abbracciato non prima che con la sua delicatezza da trattore prendesse la rincorsa per saltarmi al collo, ho ripensato a tutti i genitori che scrivevano quanto gli mancassero i figli.

C’è chi lo dice dopo un viaggio di lavoro, chi dopo un fine settimana passato dai nonni, chi durante la gita scolastica e chi durante l’isolamento.

Genitori e genitrici, ascoltatemi. Se vi mancano i vostri figli, le richieste assurde, i ragni sotto al lavandino, i piedi sulla schiena, Lego sotto i piedi, acqua per terra o il binge watching di Peppa Pig state solo confermando una cosa.

La sindrome di Stoccolma esiste.