Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Mi arriva fra le mani questo libro di un autore che non conosco. Mi viene presentato come “è il libro con viaggi nel tempo morti giallo e non si capisce niente roba psicologica che ti spappola il cervello”.

Va bene. Lo leggo.

C’è un tizio invitato a una festa di una nobile ma decaduta famiglia inglese di fine ‘800 o giù di lì. Solo che questo tizio scopre che ogni giorno si risveglia nel corpo di uno degli invitati e così sarà per sempre se non riesce a risolvere il mistero di un assassinio mascherato da suicidio che si svolge, puntale, sempre alla solita ora.

La sceneggiatura è incentrata sulla resistenza che il protagonista pone nei confronti della storia. Non c’è un vero e proprio conflitto interno, lui è già capace, deve solo adattarsi alla nuova situazione e prendere il controllo.

Molto interessante la visione in prima persona che non si stacca mai dal personaggio. Il punto di vista non viene mai tradito, così il lettore sa solamente quello che sa anche il protagonista, lo vive insieme a lui e si ritrova a fare congetture su come utilizzare ogni incarnazione per le sue caratteristiche.

Infatti il protagonista ha una sua coscienza, ma fisicamente e mentalmente riceve le virtù, o i difetti, della persona che sta incarnando. Un po’ come quando si sceglie il personaggio di un videogioco e bisogna decidere se vogliamo quello grosso e lento o quello piccolo e veloce.

Per cui ci ritroviamo incarnati nell’intelligente ma grasso e lento contabile che ha un grande acume, ma che non può fare più di una rampa di scale. Oppure ci ritroviamo nel corpo del giovanotto che può correre dove vuole ma che vede tutto in modo confuso e non percepisce certi dettagli.

Paradossi temporali a catinelle, l’azione compiuta nel corpo attuale si ripercuoterà sul prossimo anche se in realtà si è già ripercossa sul quello precedente perché causata da quello futuro. Chiaro, no?

Il protagonista riuscirà a prendere in mano il suo destino adattandosi alla situazione. Non c’è una grande empatia con lui, ma la voglia di sapere come va a finire questo casino è forte, la tensione è sempre alta perché… perché non poteva mancare qualcuno in grado di riconoscerlo nonostante il corpo diverso e che cercasse di ucciderlo.

Scritto con linguaggio senza fronzoli, in prima persona (finalmente!), senza inutili parti raccontate. Visione del personaggio focalizzata sui dettagli importanti e sempre condizionata dal corpo in cui vive. Quando è nel corpo dell’intelligente, nota i libri, la loro disposizione; mentre quando è nel corpo dello stupratore, nota le gonne delle cameriere. Non ci sono scene in cui l’autore si sia dilungato nelle descrizioni non strettamente funzionali alla scena.

Quindi: scritto bene, storia avvincente. Possiamo chiedere di più?

Potevamo chiedere un conflitto più marcato, dare al protagonista un po’ di ansia e di desiderio per uscire dal ciclo delle incarnazioni. Magari una famiglia fuori ad aspettarlo? Parenti malati da accudire? Qualcosa che lo spronasse veramente a volersene andare. Il motivo per uscire è il pericolo rappresentato dall’assassino presente fra gli invitati e che è in grado di riconoscerlo e dargli la caccia. Direi un ottimo motivo, non sufficiente per creare empatia col personaggio e che arriva troppo tardi, quando ormai siamo nel pieno della narrazione.

Siamo comunque abbondamente sopra la media del desolante panorama letterario. Consigliato!

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