HSK 3, l’esame

Finalmente dopo anni di studio sconclusionato del cinese mi sono deciso a certificare la mia sapienza con l’unico esame riconosciuto dal governo degli eredi di Mao: l’HSK (汉语水平考试).

Per prima cosa bisogna scegliere un livello. Opto per il terzo che è una via di mezzo fra il capirci qualcosa e l’avere appena iniziato. Un’onesta via di mezzo giusto quanto basta per avere qualcosa sul curriculum e non doversi ammazzare di studio.
HSK 3, è deciso.

Confronto le date dei prossimi esami, cerco la sede più vicina e in qualche modo riesco a barcamenarmi nell’inutile sito chinesetest.cn, un sito fatto da un bambino delle elementari nel 1998, che funziona solo con Internet Explorer (no! ho detto “internet explorer”, non “Edge”) e in cui ci sono GIF animate e colorate in pieno stile 90s.

Trovo la data giusta e la sede che mi torna comoda, procedo all’inserimento dei dati.
Devo caricare la mia fototessera. Nessun problema, la scannerizzo dalla carta di identità, così non ci saranno dubbi nel confronto fra documenti di iscrizione e documenti ufficiali (la conosco la proverbiale elasticità mentale di quel paese).

È il momento di caricarla sul sito. La finestrella non si apre. Resta bianca. Ricarico.

Niente.

Ripeto TUTTA la procedura da capo. Al momento del caricamento della foto mi viene richiesto il plugin di Flash. Lo scarico. Non è della versione giusta perché ormai i plugin di Flash non esistono più per Internet Explorer. Trovo la versione giusta e la installo.

Riparto perché nel frattempo la sessione è scaduta e cerco di caricare la mia foto. Ho l’impressione che questo esame non sia di cinese ma di pazienza, una specie di puzzle informatico per testare la propria capacità di sopportazione di certe situazioni che si incontreranno in Cina.
Assolutamente è un test propedeutico a lavorare con i cinesi.

Carico la foto. Sembra andare tutto liscio e invece non vedo niente. La pagina resta bianca. Ricarico e si riparte dalla scelta della foto. Respiro, prendo fiato e scelgo ancora la stessa foto.

Con la velocità di un modem 56k la mia foto viene caricata su questo sito lentissimo e viene visualizzata a scatti sullo schermo. Ce l’ho fatta.

Ho il sentore di aver passato la parte più difficile di tutto l’esame.

Mi arriva l’email dall’Istituto Confucio con gli estremi per il pagamento. Provvedo immediatamente.

Con inaspettata solerzia mi rispondono e mi comunicano la ricezione del pagamento, l’ammissione all’esame e tutta una serie di raccomandazioni. Tipo portare una matita 2B (proprio 2B, è richiesta assolutamente la 2B!), gomma per cancellare, documento di identità e ticket di ammissione stampabile dal famigerato sito cinese. Dovrò andare in cartoleria a comprare una matita 2B, in casa ho solo HB e già mi vedo non ammesso all’esame per aver portato la matita sbagliata.

Il sito cinese mi manda un’email in cinese che nessun partecipante all’HSK di livello 3 sarà mai in grado di tradurre. Ci riesco solo perché conosco molte più parole di quelle necessarie per il livello 3 e me la cavo di esperienza, gli altri avranno usato Google Translate capendoci quasi niente. Mi dicono che il mio ticket è stampabile.
Mi collego al sito chinesetest.cn. Chiudo il browser e ripeto da capo. Il sito si apre solo in russo. A caso riesco a impostare l’inglese e pixel per pixel appare la pagina giusta. Stampo il ticket di ammissione.

Il giorno dell’esame sono a Firenze con 2 ore di anticipo.
L’atmosfera è febbrile, la tensione è palpabile.

Dopo 14 anni entro in un’università. L’ultima volta era per la mia laurea.
Mi metto in coda davanti all’ingresso dell’aula in cui si svolgerà l’esame. Un cartello “HSK III” mi conferma che proprio “qui si parrà la tua nobilitate”.

Controllo nella borsa di avere la matita 2B e la gomma. Sì, è proprio una 2B, non ci sono dubbi. C’è scritto 2B. Basta, smettila, stai calmo, è tutto a posto.

Una ragazza italiana con al collo un cartello scritto in cinese “Esaminatrice” mi invita a entrare. Ha l’elenco di tutti i partecipanti e fra tutti e 13 solo in 2 siamo riusciti a caricare la foto su quell’infame sito. Gli altri sono solamente delle sagome grigie con il nome sotto.

Ci vengono assegnati i posti in base all’ordine di iscrizione. Siamo pronti.

Entra una signora cinese, dà un’occhiata all’aula e poi punta decisa verso l’esaminatrice italiana. Parlottano fra loro in cinese. La signora non è soddisfatta della nostra disposizione sui banchi: siamo troppo vicini.
Nel frattempo una ragazza cinese seduta alla cattedra resta incollata al suo cellulare noncurante di tutto quello che accade intorno.

L’italiana ci fa alzare: “per favore, sedetevi 3 per riga e formate 3 file verticali”.
Ci coordiniamo e in sincrono ci disponiamo come richiesto.

La prima riga di banchi, però, è più corta delle altre così l’estremo della prima fila non è allineato con gli estremi delle file dietro di lui.
Panico.

La signora cinese fa gesti sconclusionati per far spostare il poveretto della prima riga che si guarda intorno e non trova un banco in cui sedersi, l’italiana cerca di far capire alla collega che non c’è modo di avere un allineamento perfetto in queste condizioni, la cinese alla cattedra sia alza in piedi e ci scatta delle foto.

La signora insiste ma l’italiana è determinata e non demorde: bisogna rassegnarsi nel non avere l’allineamento.

La signora forse capisce e cede di fronte all’evidenza perché cambia improvvisamente discorso e ci ordina di allontanare dal nostro banco le borse. Sul tavolo vuole solo le matite 2B e la gomma. Non lo dice che vuole le 2B, ma do per scontato che siano proprio 2B e nient’ altro.
Io rigiro fra le mani la mia matita 2B con fierezza e faccio in modo che la scritta “2B” sia rivolta verso la signora. Passo la matita davanti a me, la protendo in avanti. “Sì, è una 2B, proprio come richiesto eh!”
La signora non sembra averci fatto caso.

L’italiana fa tremare l’aula attaccando il computer all’impianto audio che gracchia e ci assorda. Non sono previste le cuffie per l’ascolto, ci affidiamo all’altoparlante. Non sembra poi così male.

Consiglio per chi vorrà cimentarsi nell’esame HSK: esercitatevi con lo speaker del PC, non provate a usare le cuffie a casa.

La prova audio è andata bene. Tutti sembrano soddisfatti. Io aspetto l’ispezione della matita perché la tipa dietro di me non sembra avere una 2B, a giudicare dal colore della punta sarà al massimo un HB. Sul sito c’era una specifica richiesta. Mi appello per la squalifica della mia avversaria.

Nessuno ci controlla la matita.

La ragazza cinese ci consegna i testi dell’esame sigillati. Scrocchio il collo, mi asciugo le mani sudate e mi preparo all’assalto della certificazione HSK 3.

Possiamo aprire, si parte.

Intuisco di avere qualche secondo prima che parta l’audio comune a tutti e ne approfitto per andare all’ultima pagina dove ci sono le domande di scrittura, in assoluto i quesiti più difficili per me che non ho mai studiato la scrittura a mano. Mi segno al volo le parole che dovrò scrivere, non si sa mai che io riesca a incontrarle durante lo svolgimento dell’esame così da poterle copiare.

La ragazza cinese si alza di scatto: “no può scrivele, no può”.
Alzo le mani e mostro la mia matita 2B con un po’ di colpevolezza ma anche con la fierezza di avere la matita giusta.

Parte l’audio.

Tutto sommato si sente bene e le mie preoccupazioni al riguardo svaniscono non appena infilo le prime domande senza esitazione.

Dopo 30 minuti è il momento della lettura.

Prendo tempo, studio le domande. Vado a botta sicura su alcune, temo di essere caduto nel trabocchetto su una che riguardava il salire e scendere le scale. Mi sembra di essere in linea con la media delle prove fatte a casa.

I 30 minuti per la comprensione dei testi non sono ancora scaduti. Sbircio la parte di scrittura ancora una volta, faccio finta di niente e inizio a portarmi avanti il lavoro. Mi guardo intorno con indifferenza, tengo la mano fra due fogli e inizio a scrivere le risposte di nascosto.

L’italiana smonta la mia furbesca azione: “mancano 5 minuti alla fine della seconda parte. Ah, vabbè, se avete finito, potete pure cominciare la terza.”

Rispondo alla 1 e alla 2. Tralascio la 3 perché non ci ho capito niente. Vado con 4 e 5 e trascrivo le 4 risposte sul foglio.
Mi accorgo di aver scritto la 4 al posto della 3 e la 5 al posto della 4. Cancello tutto e rifaccio, questa volta lasciando lo spazio libero per la 3. La farò per ultima.

La matita 2B è come un carboncino e sbava peggio di una stilografica in mano a un bambino delle elementari.
La scrittura cinese è come un assalto di fioretto, non si può sbagliare e ogni tratto deve andare al posto giusto.
Io sono il tipo che fa l’assalto di fioretto guidando un trattore arrugginito. Tanto per rendere l’idea.

Provvedo con le risposte dalla 6 alla 9. Manca la 10. Una frase che non ho mai visto.
La leggo e la rileggo: perché mai un tizio alto dovrebbe alzarsi nel mezzo della stanza? No, la parola che manca non può essere “alzarsi”. La trascrizione fonetica di aiuto però non mente. Lì ci va un “Zhan” con quarto tono. Ma l’unico Zhan con quarto tono che conosco è quello della “stazione”. Vuoi vedere che… La butto lì, rileggo la frase “quello studente alto stazione nel centro della stanza”.
Bo, chissà che non possa funzionare.

Torno alla domanda di scrittura 3. Azzardo. Cancello. Azzardo di nuovo. No, non ha senso. Ho la mano nera imbrattata dal carboncino, il foglio dell’esame è pieno delle mie impronte digitali nemmeno fossimo all’ FBI.
Che cosa strana le impronte digitali, quei rigagnoli che ti scorrono sulla pelle e in cui la grafite sbriciolata di questa maledetta matita 2B fa una presa perfetta, li riempie, straborda su tutto il dito e si appiccica dappertutto.
Smettila di pensare a questa roba, concentrati! Manca un minuto!

Ho l’illuminazione. Inizio a scrivere la frase. Primo carattere, secondo…

“Tempo scaduto. Passiamo a ritirare.”

Sogno di spaccare questa matita 2B, ma ho paura che i pezzi della mina schizzerebbero ovunque offuscando l’atmosfera per millenni e causando una nuova era glaciale e sarà solo colpa mia se tutte le specie viventi si saranno estinte.

Sbircio la matita della vicina e noto che è una matita delle Winx, non sembra essere una 2B. Squalificatela!

La mia matita 2B continua a essere ignorata, non mi lasciano portare a casa il testo dell’esame perché deve essere fisicamente distrutto dalla ragazza cinese. Ecco la sua funzione: il tritadocumenti umano.

Esco dall’aula e mi ritrovo in mezzo alla folla di marmocchi 19 enni ai loro primi esami universitari. Passo in mezzo a loro con l’andatura da veterano del Vietnam, tengo fra i denti il mio sigaro virtuale e mi abbasso sugli occhi il virtuale cappello texano. “Ragazzi, un giorno anche voi farete l’HSK di livello 3”.

Concludo la giornata con un caffè da 3 euro proprio davanti al battistero. Attorno a me ci sono 4 italiani, me compreso. Uno è il barista. Due sono una coppia che visibilmente si è persa.
Le altre diecimila persone sono cinesi.

Spero di aver passato l’esame.
Se non puoi combatterli, alleati con loro.

2 commenti su “HSK 3, l’esame”

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