Il mio funerale

Giornate trascorse nel letto, contemplando il soffitto e parlando con il fantasma di Vivaldi senza ottenere risposta, non hanno potuto far altro che condurmi a riflettere sul mio imminente funerale.

-Antonio!
-oooooooooooooooohhhhhhhh
-Maestro!
-ooooooooohhhhhhhh
-Maestro, mi dica, ha qualche illuminante suggerimento?
-ooooooooohhhhhhhh

Sono stato una volta ad un funerale. In chiesa, una chiesa cattolica, di quelle con le vignette disegnate sui vetri colorati, col marmo in terra e sulle pareti, con l’arredamento laccato d’oro e con le luci stroboscopiche.
No, le vignette forse non c’erano. O erano le luci?

C’era un tipo vestito con una tovaglia che parlava, parlava e parlava. In mezz’ora ha nominato il morto 3 volte. Ma non doveva essere lui il protagonista?
No, pare che nei funerali cattolici (sugli altri non mi pronuncio non avendone mai visti) abbiano come protagonista assoluto il fatto che “tanto toccherà a tutti voi”.
Un continuo rammentare agli astanti che la morte dovrà cogliere tutti, che tutti andranno a trovare il morto, prima o poi.

Una specie di spot per il paradiso, neanche la chiesa fosse un’agenzia di viaggio.

Al mio funerale, invece, si dovrà parlare di me. Voglio uno schermo su cui scorreranno le mie foto, anche quelle imbarazzanti, tanto ormai sarò morto. Voglio che il cerimoniere elenchi le mie gesta, positive e negative, dal “è stato campione italiano di korfball e membro della nazionale” fino a “una volta ha preso di nascosto la macchina fotografica di una sua amica e ci si è fotografato il culo”.
Voglio che a tutti venga servito un bicchierino di amaro Unicum, un calice di un buon Barolo o di Bolgheri (uno a scelta, mica siamo qui a dar da bere a tutti), perché io faccio così con tutti i miei ospiti graditi.
Quella è l’ultima volta in cui mi possono fare visita, voglio che siano trattati come se io fossi presente.

La playlist del mio funerale, da lasciare in sottofondo, sarà così composta:
1-  Aria sulla quarta corda (Bach)
2 – La Valse d’Amèlie (Yann Tiersen)
3 – La tempesta (Vivaldi)
4 – La tempesta di mare (Vivaldi)
5 – Concerto Grosso op. VI, n.4 (parte 1) (Corelli)
Siamo così intorno ai 23 minuti, se ci mettiamo qualche secondo fra un pezzo e l’altro arriviamo a 24. Durata perfetta, non vi voglio annoiare al mio funerale.

E per concludere, mentre tutti se ne stanno andando, parte Hljomalind dei Sigur Ros.
Perché è bella? No, perché penso che si presti bene all’immagine della porta del luogo del funerale che si apre, una forte luce che ti fa socchiudere gli occhi, tutti che si incamminano verso l’uscita girati di spalle e che ai miei occhi diventerebbero delle sagome nere che spariscono nella luce.

Ah, e poi non voglio la chiesa.
Fatemi il funerale dove vi pare.
Purché sia un luogo con una porta da aprire, altrimenti l’ultima canzone non c’entra niente.

Quanto scritto sopra lo considero a tutti gli effetti come la mia ultima volontà.
Non costringetemi ad apparirvi in sogno solo perché non avete preso sul serio una paginetta su internet.

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